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Channel: VANGELO DEL GIORNO
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MARTEDÌ DELLA III SETTIMANA DEL TEMPO DI PASQUA

Chiediamo a Gesù che ci dia sempre l'unico Pane che ci sazia, perché realizza in noi la volontà d'amore nella quale siamo stati creati. Solo la fede che cresce e si rinnova in un continuo “andare a Cristo” ci fa capaci di accogliere quello che realmente il nostro cuore desidera. "Sempre", perché ogni giorno è diverso, ogni istante la persona che ci è accanto cambia, e occorre uscire da se stessi per amarla ed entrare nella storia.
LUNEDÌ DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO DI PASQUA

La Croce ci ha "dispersi ognuno per conto proprio”, a ribellarci lontani da essa. Come il mondo abbiamo bisogno di essere salvati, che cioè sia vinta in noi la radice del male che ci scandalizza e disperde nella solitudine. Ma proprio l'abisso della nostra solitudine ha incontrato la solitudine crocifissa di Cristo, e in essa, la sua intimità con il Padre. Lui non era solo! Sulla Croce era inchiodato alla volontà del Padre; nell'amore gli era più intimo che mai e ci ha accolti nella loro intimità. Ti senti solo e sconfitto? Apri il tuo cuore a Cristo perché vi scenda per vincere il demonio che ti sta ingannando. La sua vittoria sul mondo, infatti, è la santità di Dio incarnata nella tua dissipazione in mille alienazioni e solitudini travestite. Così, questo mondo disperso e rancoroso nel quale sei chiamato a vivere, non sarà più il luogo dove sperare un Messia giustiziere, ma quello dove tu possa ritornare ad essere santo a immagine e somiglianza di Dio, amore per ogni uomo.

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PIGIATI NEL TORCHIO CON CRISTO

Ci siamo, mancano pochi giorni al "compimento dell'opera di Cristo sulla terra", ovvero cercare e salvare la pecora perduta per riportarla all'ovile. Per questo nel Vangelo di oggi appare con gli occhi "alzati verso il cielo" indicando a tutti noi il posto che ci ha preparato. E' tutto pronto, basta solo accogliere la sua "Gloria" nella nostra povera carne, la Gloria dell'amore. Amore al Padre, ai discepoli, ad ogni uomo, amore compiuto nell' "ora" della Croce, nella quale la Gloria di Dio è scesa sul Figlio perché Egli potesse, nella sua carne, glorificare il Padre. Non era mai successo che un uomo potesse rendere pienamente Gloria a Dio. Non a noi, che, come ogni uomo, siamo stati creati proprio per essere il riflesso della sua Gloria, ovvero la dimora del suo Spirito vivificante che, secondo il disegno del Creatore, avrebbe dovuto colmare ogni nostro pensiero, parola e gesto. Ma, per l'inganno del demonio a cui abbiamo creduto, ciò non è accaduto. Quante mormorazioni, quanti giudizi, quanti peccati hanno sottratto la Gloria a Dio... Sì fratelli, soffriamo perché non possiamo rendere gloria a Dio con la nostra vita che, per questo, si trasforma in un caos che anticipa l'inferno. Ma proprio qui Gesù ha "compiuto l'opera che il Padre gli aveva dato da fare" manifestando nell'ultimo posto del mondo la Gloria di Dio. Anche nel peggior pezzo della nostra storia, nell'anfratto più oscuro del nostro cuore Gesù è sceso per deporvi la "Gloria del Padre", che significa la sua presenza misericordiosa. Come, infatti, la sua "Shekinà" accompagnò il Popolo d'Israele nelle angosce dell'esilio a Babilonia, essa non ha mai abbandonato l'esilio dal paradiso di ogni uomo, scendendo sino ai bassifondi più corrotti. La "Gloria del Padre", infatti, si è manifestata nel suo Figlio crocifisso, umiliato, disprezzato, rifiutato per raccogliere dalla discarica della storia la carne di ogni peccatore e riscattarla, facendone di nuovo una dimora per lo Spirito Santo. Così Gesù stesso è stato "glorificato dal Padre con la stessa Gloria che", nella sua intimità, "aveva prima che il mondo fosse": proprio per essere entrato nella morte, infatti, Gesù è stato risuscitato e accolto nel Cielo dove si è presentato "davanti" al Padre insieme a coloro che hanno accolto il suo sacrificio.

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MERCOLEDÌ DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO DI PASQUA

Nell’amore e nell’unità donati dal Padre alla comunità cristiana appare nel mondo la Verità che smentisce ogni menzogna del diavolo che genera la divisione. Esiste l'amore, quindi esiste Dio che è amore, quindi, in esso la nostra vita ha senso. Anche oggi il Signore ci manda nel mondo come ha mandato il suo Figlio, come gli ultimi e i più piccoli, perché non dobbiamo modellarlo ma salvarlo con l'amore attraverso la storia che ci dona.

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O Fuoco consumante, Spirito d'amore, "discendi in me", affinché si faccia nella mia anima come una incarnazione del Verbo: che io sia per Lui un'aggiunta di umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero.

Elisabetta della Trinità
GIOVEDÌ DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO DI PASQUA

Amare è sperimentare di essere una cosa sola nel Padre e nel Figlio per mezzo dello Spirito Santo, “come” Padre e Figlio sono uno nell’Altro. Solo così il mondo può credere in Cristo e salvarsi. Per questo nulla è più importante della comunità cristiana concreta che ci ha donato la Provvidenza, nella quale, giorno dopo giorno, Gesù ci fa conoscere il nome del Padre unendoci sacramentalmente a Lui per deporre nel nostro intimo l'amore con il quale è amato da Lui. La comunità è uno spicchio di Cielo dove Cristo vince ogni divisione che nel mondo semina la morte. Esso, infatti, confonde l'amore con la passione e l'omologazione, perché non conoscendo Dio, è impossibile accettare e amare l'altro così com'è, diverso e pieno di difetti. Nella comunità invece, a amati da Gesù così come siamo, possiamo superare le barriere della diversità nell'abbraccio che, per noi e con noi, supera il peccato e la morte.

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Dal Vangelo secondo Giovanni, Gv 17, 20-26

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

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UNA SOLA COSA CON CRISTO E IL PADRE NELLA CHIESA, PERCHE' IL MONDO, VEDENDO POSSIBILE L'AMORE, CREDA IN DIO

Lo vediamo Dio nella storia o no? Certo non è facile, per questo è necessario imparare a "contemplare la Gloria" che il Padre "ha dato a Cristo" nella comunità cristiana, "dove Cristo è in noi". L'amore eterno del Padre per suo Figlio, la loro relazione d'amore che esisteva "prima della creazione del mondo" ha varcato l'infinito per farcene partecipi proprio nella comunità. Anche noi come Gesù, "eravamo del Padre" da sempre, pensati, scelti e amati prima di apparire nel seno di nostra madre. E ci "ha dati" al Figlio perché il Figlio ci strappasse dal peccato e dalla morte e ci riportasse a casa, per "essere dove Lui è". E tutto questo è avvenuto grazie alla predicazione degli Apostoli che è giunta sino a noi: "per la loro parola", infatti, abbiamo "creduto in Cristo" e questo ha fatto che, nella comunità, "tutti siano una sola cosa" in un anticipo del Paradiso. La comunione nasce dunque dall'ascolto che accoglie la Parola. Senza la predicazione e l'annuncio l'unità non è neppure immaginabile, perché la carne rende impotenti anche i desideri e i progetti più nobili. Coraggio fratelli, anche in questo momento Gesù sta intercedendo presso il Padre mostrando le sue piaghe gloriose affinché nella comunità i discepoli possano accogliere la Parola, essere custoditi in essa, sperimentarne il potere, incarnarne la Verità e divenire così testimoni autentici della sua vittoria sulla morte. Abbiamo una missione meravigliosa, la nostra vita è decisiva perché il “mondo creda”! Se non la compiamo avremo fallito e gettato alle ortiche la nostra vita, perché saremo giudicati sull'amore. E l'amore è sperimentare ogni giorno di “essere una cosa sola” nel Padre e nel Figlio per mezzo dello Spirito Santo, “come” Padre e Figlio sono uno nell’Altro, “perché” solo così “il mondo può credere” in Cristo e salvarsi. Per questo nulla è più importante della comunità concreta che ci ha donato la Provvidenza, nella quale, giorno dopo giorno, Gesù ci “fa conoscere il nome del Padre” entrando “in noi” per deporre nel nostro intimo “l'amore con il quale è amato da Lui”. La comunità è uno spicchio di Cielo dove Cristo vince ogni divisione che nel mondo semina la morte. Esso, infatti, confonde l'amore con l'omologazione e l’uguaglianza, perché “non conoscendo Dio” è impossibile accettare e amare l'altro così com'è, diverso e pieno di difetti. Ma noi siamo stati scelti e chiamati nella Chiesa come Noè scelse e fece entrare nell'Arca le diverse specie di animali… Tra di noi vi sono leoni e agnelli, galline e maiali, serpenti e muli … Ma, proprio come accadde nell’Arca, nessuno si uccide per nutrirsi, perché l'amore di Cristo, la sua Gloria, ci avvolge, ci sazia e ci unisce nella comunione che è un anticipo del Paradiso, realizzando così quell’ “Io in loro e tu in me” che ha implorato nel Cenacolo. Per questo la Chiesa può solcare le acque del diluvio che sommerge il mondo, mostrando a ogni generazione la “perfezione nell'unità”; testimoniando cioè che a coloro che vivono nella comunione non manca nulla perché è in loro l'amore del Padre per il Figlio, e così, vedendolo, il mondo possa “sapere che il Padre ha mandato Gesù” incarnato nei cristiani inviati come Lui per salvare ogni uomo.

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2024/05/16 10:48:02
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